“Arrivano i Cinesi oppure la vendetta di Mamma lì Turchi”
Dopo una vacanza sulla costa dell’Egeo nel mese di agosto mi trovo a Torino con la nostalgia di quei posti meravigliosi.
L’ultimo film di Zeki Okten, conosciuto come il regista del Suru per il quale Yilmaz Guney scrisse la sceneggiatura, ha decisamente un taglio diverso. Il regista conosciuto con i film che contengono dei messaggi politici come il Re dei Lavoratori di Pulizia adesso dopo 3 anni di silenzio ci propone una produzione poco politica e abbastanza tragicomica.
In un piccolo paesino di Izmir, ovvero Smirne, dove tutti gli abitanti in prima persona o no mentre si concentrano sulla festa di liberazione all’improvviso arrivano alcuni imprenditori cinesi per trovare un posto dove possono piazzare un ipotetico centro commerciale. Gli abitanti scoprono il benefit nascosto dietro a questa realtà; la vendita dei campi. L’ ubriacone del paese ed il proprietario tirchio dell’osteria sono quelli che hanno alta possibilità di guadagno.
Le prove di concerto programmato per la festa di liberazione vengono posticipate, il proprietario dell’osteria litiga con suo figlio e fratello e l’ ubriacone del paese nonostante il suo modo non comunicativo comincia ad attirare l’attenzione delle ragazze del paese.
Insomma tutti i cittadini cercano di vendere le loro parti oppure avere dei rapporti stretti con quelli che promettono un futuro ricco. La banchiera del paese va a letto con il secondo figlio del proprietario dell’osteria e tutti i negozianti del paese mettono delle scritture in cinese sulle vetrine del negozio.
Nel film oltre il tema centrale grazie ad un testimone storico si tratta in maniera comica anche dell’intervento militare della Turchia nella guerra di Corea affianco gli Americani negli anni 50. Dopo di che una delle altre figure poco forti del film è il ragazzino che capita a lavorare nell’osteria del futuro ricco del paese. Dall’altro lato la presenza di una giovane coppia che scopa in mezzo i campi di agricoltura e l’idea di stare insieme senza matrimonio della ragazza secondo me fa un taglio abbastanza fuori campo e poco realistico.
Uno dei personaggi essenziali di una storia del genere è l’imprenditore del paese. Sebbene il resto del paese sia designato come un ceto medio basso egli possiede una fuori strada BMW. Anche se questo personaggio si vede per ben poco è evidente che ha un guadagno abbastanza alta quindi per un paese dove esistono i semplici impiegati statali e negozianti una presenza del genere è troppo fuori campo.
Come ultimo personaggio particolare abbiamo anche il ragazzo che cerca di portare avanti un canale televisivo con un operatore di telecamera e con la sua ragazza che si fissa sulla sua bellezza e sui soldi del ragazzo. Ma in tutto il film purtroppo non si capisce come il ragazzo riesca a portare avanti un canale televisivo in un paese del genere con solo un operatore, uno studio ed una conduttrice. Non riusciamo a vedere nessuna scena di testimonianza di una trasmissione televisiva di questo canale. Quindi anche questa figura rimane un po’ scura. Soprattutto in un film in cui l’aspettativa di attirare la concentrazione dello spettatore su un piccolo paese e sull’investimento grande di un altro paese, la presenza di una realtà così costosa e grande come un canale televisivo credo che sia un po’ contraddittoria.
Dal punto di vista tecnico direi che la presenza di un regista di esperienza è ovvio. Solo sulla scenografia si può parlare un po’ cioè la limitazione di pochi posti e l’abbandono definitivo delle location iniziali del film senza un motivo crea un po’ di confusione e domande interrogative. Come fanno la presenza dei personaggi sovra spiegati.
Dall’altro lato il punto migliore del film oltre la idea è la fine. Il giorno dopo la costruzione dei tribuni davanti al municipio l’inquadratura si chiude con le riprese di questi vuoti e così lo spettatore non sa se veramente arriveranno o no i Cinesi e così la concentrazione rimane sui cambiamenti dei rapporti tra i semplici abitanti di un paese grazie all’ipotetico arrivo del capitale globale soprattutto di quello che è di moda in questi ultimi anni.
Per chi interessasse del tema consiglierei anche il “Dondurmam Gaymak”. Un altro film che parla in una maniera tragicomica della percezione come pericolo dell’arrivo del capitale globale.